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Charles Baudelaire: Spleen

E' il quarto e ultimo componimento della prima sezione (intitolata Spleen e ideale) del libro. Baudelaire esprime l'impressione di disagio che proviene dai limiti invalicabili del reale, e le reazioni quasi disperate che tale constatazione suscita. E' il tema, appunto, dello spleen, la noia: il poeta preferisce il termine inglese al francese ennui.

Temi: la noia, l'insopportabilità del vivere, l'angoscia per un'esistenza vuota.
Anno: 1857.

Analisi del testo
Attraverso una serie di immagini suggestive, l'autore descrive lo stato d'animo dello spleen: una condizione interiore di disperazione, un malessere esistenziale, originato non da motivazioni particolari, ma dalla vita umana in se stessa.
Il testo procede in questo modo:
- Le prime tre strofe sottolineano insistentemente una situazione di malessere; già il primo verso crea un universo oppressivo e soffocante, quasi una tomba, che diviene poi l'umida segreta del v. 5;
- Nella quarta strofa l'angoscia esplode e urla dentro il cervello: una vera e propria allucinazione uditiva riempie i vv. 13-14 (il poeta immagina che le campane, personificate, lancino un urlo tremendo contro il cielo). Si conclude qui l'unico, pesante e solenne periodo che occupa i primi sedici versi;
- La quinta strofa, infine, presenta la fase successiva alla crisi depressiva, cioè la resa alla spaventosa angoscia. L'allegoria di un funerale (con una vinta, la Speranza, e una vincitrice, l'Angoscia) viene a rappresentare la sconfitta finale.

Parole e immagini danno allo spleen la concretezza di un male insieme psicologico e fisico. La drammaticità viene acuita da simboli molto concreti, a tratti persino macabri. Nelle prime tre strofe lo spleen si riflette nell'ambiente cupo e piovoso; si registra un crescendo di ossessioni che traducono in termini concreti un turbamento sempre maggiore. Il crescendo drammatico ha il culmine nella quarta strofa, in cui la disperazione sembra esplodere: lo scampanio del v. 14 non è segno di gioia e festa, ma un segnale di orrore e disperazione. Gli ultimi due versi suggellano la sconfitta: l'anima è prigioniera di Angoscia che, dispotica e sinistra, / pianta sul cranio dell'io lirico la sua nera bandiera, come un pirata vittorioso pianta il suo cupo vessillo sui territori appena conquistati.



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