Scuolissima.com - Logo

Pirandello: I giganti della montagna


di Luigi Pirandello
Riassunto:

Nel dicembre del 1931 Pirandello pubblicò sulla Nuova Antologia, una prima versione del dramma, l’atto unico, I fantasmi, all’incirca corrispondente all’attuale primo tempo. Protagonisti sono i teatranti di Ilse, una compagnia di giro che recita qua e là una Favola del figlio cambiato, scritta per amore di ilse da un giovane poeta morto suicida. Essi incontrano gli strani abitanti della villa della Scalogna; il loro capo, il mago Cotrone, sottolinea le affinità tra i due gruppi, che praticano entrambi un’arte in grado di congiungere i corpi materiali ai fantasmi. Il territorio stregato della villa, dice Cotrone agli attori, è il lungo ideale per rappresentare la Favola. La contessa però vorrebbe rappresentare l’opera fra gli uomini. Qui si chiude l’atto.
L’autore riprese il dramma nel 1933, aggiungendovi un nuovo atto; nel novembre del 1934 pubblicò il dramma (primo e secondo atto) sulla rivista Quadrante con il titolo definitivo I giganti della montagna. Il secondo atto si svolge entro la villa nell’arsenale delle apparizioni di Crotone, uno stanzone occupato da strane masserizie. Qui si ritrovano, nel cuore della notte, il conte e la contessa, insonni: essi rievocano il loro felice passato e l’attuale, faticoso rapporto di coppia. Quando lasciano la scena, liberano i prodigi magicamente suscitati dai sogni degli abitanti della villa: fantocci che si animano e danzano, strumenti che suonano da sé; la Sgricia evoca l’Angelo Centuno. Il mago Cotrone prima invita Ilse a recitare la scena madre della sua commedia, poi fa comparire per incanto le figure di alcuni personaggi della Favola: immagini vive, così spiega create tali dalla fantasia del giovane poeta suicida. Poi convince Ilse a portare l’opera al pubblico dei giganti: ma è gente difficile, spiega il mago, pericolosa, né le sue magie potranno aiutare gli attori, perché fuori della villa egli non ha potere.
Il terzo atto del dramma manca, perché Pirandello riprese il lavoro appena pochi giorni prima di morire (dicembre 1936). Sappiamo solo, dal figlio Stefano, che l’atto conclusivo si sarebbe incentrato su un olivo saraceno, grande, in mezzo alla scena, utile per tirarvi il tendone. Quest’ultimo doveva nascondere i preparativi dei comici di fronte ai giganti e avrebbe rappresentato la totale estraneità dei due mondi, quello brutale della tecnica (il mondo dei Giganti) e quello innocente e puro dell’arte (il mondo degli attori).

Morale: la vita è dinamica e complessa e non può essere rappresentata dalle formule statiche dell’arte.

Analisi del testo
Pirandello abbozzò il dramma nell’estate del 1928. Il primo spunto gli venne offerto dalla triste storia della contessa: si trattava di una compagna di giro, cioè itinerante, miseramente fallita. Pirandello, che abitava a Roma proprio di fronte al palazzo della contessa, vide in quella vicenda di dedizione al teatro un emblema del sacrificio dell’arte nel mondo moderno.
Un altro episodio di rilievo fu la sfortunata recita dei Sei Personaggi il 1 dicembre 1927 in Sicilia. La compagnia del Teatro d’Arte, diretta da Pirandello e ormai priva di una sede stabile, era impegnata in una faticosa tournee per l’isola, fu tra l’altro invitata a Canicatti, nei pressi di Agrigento. Le autorità locali avevano ordinato ai contadini di assistere allo spettacolo e costoro erano rimasti per due ore diligentemente muti e impassibili nella sala, senza capire nulla dello spettacolo, mentre gli attori recitavano in un’atmosfera surreale. Quella sera a Canicatti Pirandello misurò l’assoluta inefficacia del teatro davanti a una platea totalmente impreparata a riceverlo.
Quel pubblico silenzioso, quasi ostile, si trasformerà, nell’abbozzo del dramma, nei giganti; e l’opera diventerà una parabola sul destino del teatro che si scontra con un pubblico incapace di comprenderlo. Poi l’idea si evolverà: il pubblico si trasformerà in una massa (i servi dei giganti) insensibile ai valori spirituali; ora Pirandello immagina un nuovo personaggio, Crotone. Prima lo pensa come un pezzo grosso del paese, che si interessa ai commedianti, poi come un artista locale, che difende i teatranti e si scontra con gli abitanti della società delle macchine. Infine da di Crotone il capo di un gruppo di artisti falliti, rifiuti della società: nella società di massa, gli unici alleati del teatro sono appunto gli esclusi, i reietti. Su questo punto interesserà i due atti superstiti della commedia.
Il mago Cotrone, protagonista dei Giganti, ci riporta al mondo mitico fatto di sogni e di simboli, in cui germinò l’opera. Per lui come per l’ultimo Pirandello irrazionalista, ciò che esiste nell’incoscio dell’individuo esce da lui e si fa vero, sia pure di una realtà soggettiva e diversa da quella comune. Afferma il mago in una sua battuta: respiriamo aria favolosa. Gli angeli possono come niente calare in mezzo a noi. Udiamo voci, risa, vediamo sorgere incanti figurati da ogni gomito d’ombra.



🧞 Continua a leggere su Scuolissima.com
Cerca appunti o informazioni su uno specifico argomento. Il nostro genio li troverà per te.




© Scuolissima.com - appunti di scuola online! © 2012 - 2024, diritti riservati di Andrea Sapuppo
P. IVA 05219230876

Policy Privacy - Cambia Impostazioni Cookies