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Congedo del viaggiatore cerimonioso - Caproni


di Giorgio Caproni

Pubblicato nel 1965, il Congedo offre una dozzina di poemetti unificati dalla meditazione sui temi della vita e della morte. Oltre al componimento eponimo (cioè, che dà titolo alla raccolta), i più noti sono: Il fischio (parla di guardacaccia), in cui un guardiacaccia ode un fischio nella notte ed esce di casa a vedere, pur consapevole che possa attenderlo, là fuori il bracconiere (la morte); Lamento (o boria) del preticello deriso, in cui il prete protagonista racconta la storia della propria vocazione, maturata per amore dell’umanità perduta e prega per l’esistenza di Dio; I ricordi, ambientato in un osteria, con le memorie dei tre avventori davanti a un fiasco di vino; Tobia, che proprone l’evocazione dei propri defunti.

Il componimento fu scritto nel settembre del 1960 e venne edito in Palatina, una rivista letteraria di Parma. Fu poi stampato (1965) nel volume a cui dà il titolo. Come gli altri poemetti del libro è una prosopopea: il poeta cioè racconta un fatto (qui, un viaggio in treno) fingendo di essere un’altra persona, in questo caso un viaggiatore molto loquace, alter ego di Caproni. In questo scompartimento di treno (il viaggio è un simbolo trasparente della vita) l’io-narrante dialoga (ma in realtà il suo è un lungo monologo) con i propri compagni di viaggio, in attesa di scendere (cioè di morire).

Schema metrico: lunga composizione di dieci strofe di versi liberi, alcuni di misura tradizionale. Compaiono rime, senza uno schema preciso.

Il viaggiatore sa che deve scendere a una certa stazione (non sa però di che stazione si tratti). Perciò si prepara raccogliendo il suo bagaglio e salutando i vicini di scompartimento. La situazione racchiude un trasparente significato simbolico, ovvero la vita intesa come un viaggio:
-il viaggiatore è simbolo di ogni uomo.
-la stazione raggiunta è la morte.
-i compagni di viaggio che egli saluta personificano via via la scienza, l’amore, la gioventù, la religione.
Questi significati metaforici, però, non pesano, ma si associano con elegante naturalezza al senso letterale della lirica (uno scompartimento di treno, la prossima stazione).
L’io (il viaggiatore della vita) si pone davanti a una prova cruciale: vuole sperimentare (la vita) a cui si era affezionato. Da qui il sentimento, vivo ovunque, e dominante nel finale, del distacco e di conseguenza, la cerimoniosità che accompagna tale sentimento: l’io narrante che sta vivendo questa situazione estrema, vuole spiegarla, senza fretta, cerimoniosamente, a quanti si ritrova attorno.
Il tema del viaggio, già anticipato da Caproni nelle bellissime stanze della funicolare (1952), si fonde a un altro tema, più profondo, quello dell’esilio dalla vita. Il luogo del trasferimento lo ignoro (vv. 20-21), scrive il poeta: il treno del Congedo si allontana da ciò che è noto, per giungere a una meta ignota. Un po’ tutta l’opera di Caproni è uno struggente canzoniere d’esilio, un ininterrotto diario di viaggio verso l’incerto, o anzi verso il nulla e la morte. La vita è come un tunnel che rappresenta l’assenza o la scomparsa di Dio; intanto il poeta ricorda la madre, la propria città ecc. e celebra, con ironia, gli appuntamenti, i riti, le cerimonie quotidiane. Il linguaggio del testo (contrariamente al titolo altisonante del libro: Congedo del viaggiatore cerimonioso & altre prosopopee) annulla ogni retorica in un discorso leggero, svagato, un po’ petulante. Contribuiscono a tale effetto numerosi elementi fatici (tendenti cioè a stabilire un contatto tra chi parla e chi ascolta), frequenti nella parlata quotidiana, ma non certo in poesia: per esempio: Scusate; oppure: Dicevo; ma, cos’importa. Forse, però, la leggerezza di tono diviene una sorta di esorcismo per coprire l’angoscia, la disperazione rivelata nel finale; per fare in modo, dice il poeta, di pervenire a una disperazione / calma senza sgomento.
I versi sono legati tra loro da frequenti enjambements, come per avvicinare il discorso alla prosa; le rime ne accrescono la musicalità. Sembrano quasi casuali, anche se in realtà sono collocate in posizione strategica, in modo che i suoni rafforzino i momenti cruciali del testo (per esempio: destinazione / disperazione; oppure: sgomento / proseguimento).



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