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Sport con la R

Sport-rugby

Con la lettera R esistono circa una decina di sport, ma solamente un paio di questi sono da considerarsi popolari, mentre tutti gli altri sono poco noti in Italia.





Quali sport iniziano con la R?

Di seguito trovate l'elenco di tutti gli sport con la R in italiano e in inglese.


Sport con la R in italiano

  • Raftaggio
  • Rally
  • Raspando
  • Rodeo
  • Rugby
  • Rugby subacqueo
  • Ruzzola


Sport con la R in inglese

  1. Racquetball
  2. Racquets
  3. Rafting
  4. Rally
  5. Raspall
  6. Roque
  7. Rugby


Definizione per ogni sport

Di seguito trovate una breve definizione per ogni sport che inizia con la lettera R.
  • Racquetball = somiglia allo squash e si gioca usando le racchette per colpire una palla di gomma che al suo interno è vuota e dove il campo da gioco include anche i muri, il pavimento e il soffitto. Si può giocare contro un avversario, in coppia e in tre.
  • Racquets = questo sport è chiamato anche con altri nomi: "rackets" e "hard racquets" e si gioca in uno spazio al chiuso mediante racchette con piatto incordato e palle sferiche.
  • Rafting = questo è il nome inglese ma per questo sport esiste anche il nome italianizzato "raftaggio" e consiste nel discendere un fiume usando come mezzo di trasporto uno speciale gommone chiamato raft.
  • Rally = è uno sport a tempo con le auto che si pratica su strade sia asfaltare sia sterrate, cioè un mix tra superficie regolare e irregolare.
  • Raspall = di questo sport esiste anche il nome italiano "raspando" ed è una specialità sferistica della palla valenciana chiamata così per il tipo di spinta con le dita della mano che si da alla sfera.
  • Rodeo = è uno sport equestre dove gli atleti si travestono da cowboy dimostrando le proprie abilità superando una serie di prove. Questo sport è molto diffuso negli U.S.A.
  • Roque = è uno sport che si può giocare contro un avversario o un coppia e deriva dal croquet. Le attrezzature di questa disciplina sportiva sono mazze e palle sferiche di gomma dura.
  • Rugby = è uno sport di squadra il cui obiettivo è quello di segnare una meta con passaggio all'indietro obbligatorio. Ne esistono diverse varianti, nel quale è diverso il numero di giocatori in campo per squadra: 7, 13 oppure 15.
  • Rugby subacqueo = le regole sono simili a quelle del rugby classico ma gli incontri vengono disputati sott'acqua.
  • Ruzzola = si tratta di un gioco molto antico che risale alla fine dell'Ottocento ed era considerato pericoloso perché si praticava lungo la strada, sebbene venivano scelte quelle meno trafficate. Lo scopo del gioco è quello di lanciare la ruzzola, un cilindro di legno di qualche chilo, per mezzo di un nastro, e far avanzare la propria squadra fino al traguardo con il minor numero di lanci.


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Romanticismo in letteratura: riassunto breve

letteratura-italiana-romanticismo

Il romanticismo è un movimento letterario sviluppatosi alla fine del '700 con lo Sturm und Drang (tempesta e impeto), movimento preromantico di cultura polemicamente ribelle ai precetti del razionalismo illuministico.





Romanticismo: etimologia e origine

Il termine "romanticismo deriva dal sostantivo inglese "romantic", a sua volta da "romance" (romanzesco, non reale, pittoresco), utilizzato verso la metà del XVIII secolo per definire gli elementi caratterizzanti un certo tipo di letteratura. Nel corso del secolo tale significato si è esteso a indicare uno stato d’animo basato su tali caratteri (es. sei una persona romantica!). Infine, negli ultimi decenni dello stesso secolo, il termine si diffuse in Germania, in particolare da Herder che lo usò come sinonimo di "medievale" per distinguere la poesia sentimentale dei moderni da quella tradizionale dell'arte classica.



Come i romantici consideravano il passato?

I romantici esaltano il passato, in particolare il periodo storico del medioevo, che invece non piaceva agli illuministi. I romantici si distinguono dagli illuministi per l'atteggiamento nei confronti dell'antichità, dal momento che non la considerano un modello da imitare, ma una fase storica da conoscere in ogni suo aspetto, avendo come punto di riferimento positivo la Grecia e come esempio negativo, da disprezzare, Roma.



Come i romantici consideravano la Natura?

I romantici hanno esaltato la natura come fonte di sfogo per la disperazione sentimentale e per la malinconia e il senso di solitudine che pervadevano l'animo del poeta romantico. Essi erano affascinati dalla bellezza selvaggia e incontaminata dei paesaggi naturali, e li raffiguravano in modo spaventoso e ocuro per delinearne l'animo tormentato, come ad esempio il mare in tempesta.



L'attenzione assoluta verso l'Io

I romantici davano molta importanza all'Io interiore, cioè alla parte più profonda e individuale di sé stessi. Pensavano che un poeta dovesse esprimersi non seguendo il ragionamento razionale come facevano gli illuministi, ma lasciandosi guidare dall'istinto, dalla passione e dai sentimenti.



L'assoluto e l'infinito

Nel Romanticismo, un tema molto importante è la teorizzazione dell'assoluto, che è come un'infinità che si trova dappertutto, soprattutto nella natura. Secondo un filosofo romantico l'assoluto coincide con la natura e la natura coincide con Dio. Questa idea fa provare all'uomo una forte e costante tensione verso l'immensità e l'infinito.



Generi letterari del romanticismo

I principali generi letterari sviluppatori durante il periodo del romanticismo sono i romanzi e la poesia lirica.
  1. I romanzi diventano molto popolari, specialmente i romanzi storici. In questo periodo, la storia viene vista in modo diverso e si esplorano nuovi approcci, ovvero non seguendo un modello stabilito e adottando un linguaggio medio (parole di uso comune ma non troppo familiari).
  2. La poesia lirica è un tipo di scrittura poetica che spesso viene accompagnata dalla musica. Questi versi esprimevano i sentimenti personali dell'autore e non erano troppo lunghi. Anche se sembra una novità, in realtà seguiva un modello già presente, come i sonetti di Petrarca.



Chi sono i principali esponenti del romanticismo letterario?

Di seguito trovate l'elenco dei principali esponenti del romanticismo letterario (scrittori e poeti):
  • Romantici italiani: Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet;
  • Romantici britannici: Walter Scott, Mary Shelley; George Gordon Byron
  • Romantici francesi: Victor Hugo, Stendhal, Honoré De Balzac;
  • Romantici russi: Aleksander Puškin;
  • Romantici tedeschi: Johann Wolfgang von Goethe;
  • Romantici statunitensi: Edgar Allan Poe, Hermann Melville.
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A Terza, David Maria Turoldo

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A Terza è una poesia di David Maria Turoldo contenuta nella raccolta "O sensi miei".





A Terza: testo poesia

A me un paese di sole
una casa
leggera, un canto
di fontana giù
nel cortile.
E un sedile di pietra.
E schiamazzo di bimbi.
Un po' di noci
in solaio,
un orticello
e giorni senza nome
e la certezza
di vivere.



Parafrasi

Datemi un paese soleggiato, ed una semplice casa in cui stare, dove nel cortile è presente il suono armonioso dell'acqua della fontana, un sedile in pietra e tanti bambini che giocano. Con delle noci nel solaio, un orto da coltivare e dove il passare dei giorni non ha importanza dato che si ha la certezza di vivere.



Analisi e commento

Innanzitutto, cosa significa "A Terza"? È una poesia legata all'orario della vita monacale: a terza sono le nove del mattino. Nella riforma di San Benedetto, i monaci hanno iniziato a pregare in momenti specifici durante il giorno, seguendo il calendario romano. Avevano le preghiere del mattino, chiamate Lodi, subito dopo l'alba, poi Prima, verso le 6 del mattino, seguita da Terza alle 9, Sesta a mezzogiorno, Nona alle 3 del pomeriggio e infine i Vespri al tramonto.

Questa poesia la si può dividere in due parti. Nella prima parte lo scrittore sembra accontentarsi della semplicità: un cielo soleggiato, una casa che non rappresenta un peso (basti pensare a chi la compra facendo un mutuo perché non ha i soldi necessari per comprarla), il suono dell'acqua in movimento di una fontana nel cortile interno della casa, un sedile di pietra (rappresenta il passato, una struttura solida solida che regge nel tempo) su cui potersi sedere per pensare e veder giocare allegramente dei bambini (che rappresentano il futuro), delle noci nel solaio, un orticello. Queste sono tutte cose realizzabili, il poeta non sta chiedendo nulla di impossibile. Tuttavia, nella seconda parte stravolge tutto quando detto prima desiderando cose impossibili come la spensieratezza di vivere senza pensare troppo ai giorni che mancano alla morte.



Figure retoriche

  • Metafora = un paese di sole (v.1).
  • Sinestesia = canto di fontana (vv. 3-4). L'autore combina sensazioni diverse, come il suono della fontana con il movimento dell'acqua.
  • Accumulazione = l'intera poesia è un elenco di cose che desidera il poeta.
  • Ossimoro = "giorni senza nome" (v. 11). I giorni della settimana hanno un nome perché in questo modo è più facile organizzare il tempo e gli impegni, ma il poeta gli attribuisce l'espressione "senza nome", che è in contrasto con l'uso abituale che si fa coi giorni, proprio per sottolineare una ricercata spensieratezza.
  • Enjambement = "una casa / leggera" (vv. 1-2); "un canto / di fontana" (vv. 3-4); "giù / nel cortile" (vv. 4-5); "di noci / in solazio" (vv. 8-9); "certezza / di vivere" (vv. 12-13).
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Una strana gioia di vivere, Sandro Penna

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Una strana gioia di vivere è il titolo della raccolta di poesie di Sandro Penna datata 1949-1955. Di seguito trovate tutti i testi delle 30 poesie dell'autore.



Elenco poesie della raccolta

I
La tenerezza tenerezza è detta
se tenerezza cose nuove dètta.
II
Oh non ti dare arie
di superiorità.
Solo uno sguardo io vidi
degno di questa. Era
un bambino annoiato in una festa.
III
La tua giusta fierezza
per il mio gesto vile
pareva senza asprezza
dorata dal tuo stile.
IV
Come è bello seguirti
o giovine che ondeggi
calmo nella città notturna.
Se ti fernú in un angolo, lontano
io resterò, lontano
dalla tua pace, – o ardente
solitudine mia.
V
O solitario intorno a una fontana.
Il poetico nudo della leva
militare nel tuo cuore ardeva
più che la Venere Botticelliana.
VI
Le stelle mi guardavano se a tratti
socchiudevano gli occhi come fanno i gatti.
VII
Era la vita tua lieta e gentile.
Quando a un tratto arrivò, gonfio d'amore,
un lombrico vestito da signore.
E' quieta la tua vita e senza stile.
VIII
Il ciclista polverosa
castità offre alla sposa.
IX
Passando sopra un ponte
alto sull'imbrunire
guardando l'orizzonte
ti pare di svanire.
Ma la campagna resta
piena di cose vere
e tante azzurre sfere
non valgono una festa.
X
Tra due malandri in fiore
deriso era il mio cuore.
Nel sonno al loro viso
perdonai con amore.
XI
Il fanciullo magretto torna a casa
un poco stanco e molto interessato
alle cose dell'autobus. Pensa
– con quella luce che viene dai sensi
dai sensi ancora appena appena tocca –
in quanti modi adoperar si possa
una cosa ch'è nuova e già non tiene
se inavvertito ogni tanto egli tocca.
Poi si accorge di me. E raffreddato
si soffia il cuore fra due grosse mani.
lo devo scendete ed è forse un bene.
XII
Della romantica tuta
oh non amai solo la scorza.
Ma proprio la dolcezza ch'è sperduta
fra le montagne della forza.
XIII
Per averlo soltanto guardato
nel negozio dove io ero entrato
sulla soglia da dove egli usciva
è rimasto talmente incantato
con gli occhi tonti ferma la saliva
che il più grande gli fece: Hai rubato?
Poi ne ridemtno insieme tutti e tre
ognuno all'altro tacendo un perché
uniti da quell'ultimo perché
che lecito sembrava a tutti e tre.
XIV
Un po' di pace è già nella campagna
L'ozio che è il padre dei miei sogni guarda
i miei vizi coi suoi occhi leggeri.
Qualcuno che era in me ma me non guarda
bagna e si mostra negligente: appare
d'un tratto un treno coi suoi passeggeri
attoniti e ridenti – ed è già ieri.
XV
La luna ci guardava assai tranquilla
al di là dello schermo ov'egli attento
seguiva le incredibili vicende
col suo profilo di bambino, caro
.a quella luna già, ma assai lontano
solo mezz'ora prima…
XVI
Un amore perduto quanta gioia
di nuove sensazioni in me sorprende.
Ma l'amore è perduto.
E la pena riprende.
XVII
Cercando del mio male le radici
avevo corso tutta la città.
Gonfio di cibo e d'imbecillità
tranquillo te ne andavi dagli amici.
Ma Sandro Penna è intriso di una strana
gioia di vivere anche nel dolore.
Di se stesso e di te, con tanto amore,
stringe una sola età – e te allontana.
XVIII
Oh se potessi io lo compererei.
Solo cosi forse mi calmerei.
XIX
Dacci la gioia di conoscer bene
le nostre gioie, con le nostre pene.
XX
Notte bella, riduci la mia pena.
Tormentami se vuoi. ma fammi forte
XXI
Ma insieme a tanto urlare di dolore,
te scomparso del tutto dai miei occhi,
perché restava in me tanto fervore
ch'io posavo ogni giorno in altri occhi?
Rimase in me di te forse una scia
di pura gioventù se tu scomparso
dalla mia scena la malinconia
restava come neve al sol di marzo?
XXII
Se l'inverno comincia sulle calde
e sporche mani un odore di arance
al quieto sole della festa arde
nell'aria come qualcosa che piange
XXIII
«Cullo una solitudine mortale
nel mortale mattino, che da sempre… »
Il verso dell'amico si era imposto
da qualche giorno. Il fiume, come un olio
lucido e calmo nello stanco agosto…
Forse mia madre era perduta. Solo
lucido e calmo mi era intorno, specchio
a quello specchio nell'ampio silenzio,
quegli che poi doveva il mio silenzio
– già triste come di un lontano assenzio –
rompere con tanto mio consenso…
(Il suo odore, la sera, come un cane
sporco e fedele dopo le campane).
Notte d'inverno, la tua dolce boria
fa lontana, fa buffa questa storia.
XXIV
Un dì la vita mia era beata.
Tutta tesa all'amore anche un portone
rifugio per la pioggia era una gioia.
Anche la pioggia mi era alleata.
XXV
Con il cielo coperto e con l'aria monotona
grassa di assenti rumori lontani
nella mia età di mezzo (né giovane né vecchia)
nella stagione incerta, nell'ora più chiara
cosa venivo io a fare con voi sassi e barattoli vuoti?
L'amore era lontano o era in ogni cosa?
XXVI
Il gatto che attraversa la mia strada
o bianco o nero stasera mi aggrada.
Ma non mi aggradi tu stanca puttana:
chiuditi con un altro nella tana.
XXVII
Come è bella la luna di dicembre
che guarda calma tramontare l'anno.
Mentre i treni si affannano si affannano
a quei fuochi stranissimi ella sorride.
XXVIII
E l'ora in cui si baciano i marmocchi
assonnati sui caldi ginocchi.
Ma io, per lunghe strade, coi miei occhi
inutilmente. lo, mostro da niente.
XXIX
Come è forte il rumore dell'alba!
Fatto di cose più che di persone.
Lo precede talvolta un fischio breve,
una voce che lieta sfida il giorno.
Ma poi nella città tutto è sommerso.
E la mia stella è quella stella scialba
mia lenta morte senza disperazione.
XXX
La rosa al suo rigoglio
non fu mai cosi bella
come quando nel gonfio orinatoio
dell'alba amò l'insonne sentinella.
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Tre sono i potenti: il Papa, il Re e chi non ha niente

proverbio-napoletano-3-potenti

Un famoso proverbio napoletano mette sullo stesso piano tre figure molto diverse tra loro definendole potenti. Se per i primi due si può anche essere d'accordo, sugli ultimi viene qualche perplessità. Di seguito andremo a riportare il proverbio in lingua italiana e in napoletano, a seguire andremo a spiegarne il significato, poi andremo ad analizzare le tre figure in questione e in quale contesto viene usato il seguente proverbio.





Proverbio napoletano sui tre proverbi

L'originale proverbio in lingua napoletana è:
Tre so’ ‘e putiente: ‘o papa, ‘o rrè, e chi nùn tene niente

La cui versione in lingua italiana è:
Tre sono i potenti: il Papa, il Re e chi non ha niente



Significato

Questo proverbio sta a significare che nel contesto politico e sociale di un dato periodo storico, il potere risiede nelle mani del Papa, del Re e dei più poveri e solamente uno di questa triade e in grado di influenzarlo. Strano a dirsi ma i poveri, anzi, i poverissimi, visto che qui si sta facendo riferimento a gente che non possiede proprio nulla, è considerata potente al pari del Papa e del Re.

 Il Papa è a capo della Chiesa cattolica e, in quanto tale, ha un'influenza non solo religiosa ma anche politica e sociale. La Chiesa cattolica riceve donazioni e offerte dai fedeli di tutto il mondo, che contribuiscono significativamente alle sue entrate. Il Vaticano possiede vasti terreni, edifici e proprietà immobiliari in tutto il mondo, inclusi palazzi, chiese, musei, attrazioni turistiche e terre agricole.

👑 Il Re delle monarchie moderne ha un potere limitato a una costituzione, pertanto quando si pensa a questa figura lo si accosta a un periodo storico del passato di quando esisteva la monarchia assoluta che consentiva al Re di detenere il potere supremo e autorità illimitata sul governo e sulla popolazione, oltre al potere di fare le leggi, dichiarare guerra, riscuotere le tasse ecc.

😕 E infine vi è chi non tiene nulla, i nullatenenti. E la domanda sorge spontanea, come fa chi non possedimenti o potere decisionale ad avere potere? Innanzitutto, chi non ha nulla non ha niente da perdere, per esempio i piccoli spacciatori e ladruncoli delle città che si approfittano della distrazione dei turisti per rubargli orologio, portafoglio ecc., anche se vengono fermati e arrestati, dopo pochi giorni sono nuovamente liberi di riprendere le loro abituali attività criminali. Il proverbio fa riferimento a questi individui che non hanno nulla da temere ma anche al fatto che unendo le forze ad altri che si trovano nella stessa identica situazione, possono ribellarsi e destabilizzare il sistema se oppressi e trascurati.


Uso

Solitamente questo proverbio è riferito proprio a chi si sente abbandonato dalla Stato e qualche persona più dotta, per rincuorarlo, gli ricorda che lo Stato siamo noi, mentre quelli che lo governano li abbiamo scelti noi mediante le elezioni politiche. Dunque, basterebbe fare scelte diverse alle future elezioni politiche, ovvero dare fiducia a un partito differente da quello attuale oppure raccogliere firme, formare un proprio gruppo per fare sentire la propria voce ecc.
Si è vero non conti niente, perché sei da solo. Ma raccogli le firme di molte persone che convivono col tuo stesso problema e vedrai che ti ascolteranno.


Un altro utilizzo che mi è venuto in mente è quello del tipico bullo a scuola, a cui non interessa seguire la lezione perché grazie all'azienda di papà non ha bisogno né di studiare né di prendere il diploma in quanto ha un futuro già ben incanalato. Dunque, non ha niente da perdere se dovesse prendere un cattivo voto, se dovesse essere sospeso o addirittura respinto. Infischiandosene dell'autorità degli insegnanti e dei propri compagni che invece hanno bisogno del diploma per lavorare e anche di un ottimo voto finale per alzare il punteggio nelle graduatorie dei concorsi.
Ah sei il migliore! Entri, esci, fai quello che ti pare. Per te la scuola è una villeggiatura!
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Amavo ogni cosa del mondo, Sandro Penna

poesia-sandro-penna

Amavo ogni cosa del mondo è una poesia di Sandro Penna così breve da essere composta solamente da due versi ma carichi di intensità.





Testo poesia

Amavo ogni cosa nel mondo. E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole.



Analisi e commento

Il poeta dice di amare tutto ciò c'è nel mondo, dunque fa riferimento perfino alle cose più piccole e che potrebbero sembrare insignificanti alle altre persone. Si tratta di un amore puro e sincero che però è rivolto al passato (andavo) attraverso l'uso del tempo imperfetto del modo indicativo e questa non è una scelta ben precisa. L'imperfetto, infatti, viene spesso utilizzato per descrivere azioni passate abituali, ricorrenti o in corso, in contrasto con il passato remoto che indica azioni finite e concluse. Nel secondo verso continua ad esaltare la semplicità, con l'immagine di un taccuino bianco e quindi ancora vuoto (non ancora scritto) che è posato in un posto, probabilmente all'esterno, in un punto in cui arrivano i raggi del sole. Dunque, il poeta vuole dirci che gli basta l'amore per la poesia e un senso di benessere interiore, perché quando si ama si sta bene anche con se stessi, e poi la luce del sole per scrivere nuove poesie proprio come fatto per questa.



Figure retoriche

  • Iperbole = "Amavo ogni cosa nel mondo" (v.1). Si tratta di un'esagerazione, dato che non si può amare ogni cosa (per esempio l'odore della puzzola, gli escrementi di un topo, e inoltre nel mondo ci sono cose di cui nemmeno siamo conoscenza, pertanto non può sapere se le ama oppure no).
  • Antitesi = il primo verso è in antitesi con il secondo, nel primo verso vi è il tutto (ogni cosa), nel secondo verso vi è limitatezza (non avevo che).
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Il nome, Cesare Pavese: riassunto e commento


Il nome è il titolo di un racconto di Cesare Pavese contenuto nella raccolta Feria d'agosto.





Il nome: riassunto

Il racconto è narrato in prima persona, dunque il protagonista potrebbe essere l'autore stesso (Cesare Pavese). Egli ricorda vagamente i suoi compagni di avventure di un tempo, ma un nome che non potrà mai dimenticare è quello di Pale (diminutivo di Pasquale). Pale è noto per essere disubbidiente nei confronti dei suoi genitori e perché scappa di casa quando suo padre lo punisce, per poi fare ritorno solo dopo alcuni giorni per evitare ulteriori punizioni. La madre di Pale lo rimprovera pubblicamente, dando vita a scene di conflitto udibili in tutto il paese. Tuttavia, era usanza tipica delle madri quella di richiamare i propri figli urlando anche a grande distanza.
Il narratore, insieme a Pale, passa un giorno alla ricerca di una vipera nelle colline circostanti. Dopo una lunga e infruttuosa ricerca, Pale si ferma improvvisamente davanti a un roveto e sussurra qualcosa, nel mentre sentono l'urlo della madre di Pale proveniente dal paese che lo chiama ripetutamente. Temendo che la vipera possa venire a conoscenza del nome di Pale, i due decidono di interrompere la ricerca e fuggire. Durante la corsa, i due gridano "vipera!" per divertimento, ma il protagonista non era spaventato da essa bensì sentiva il senso di colpa per aver offeso la natura.
Alla fine della giornata, i due si siedono sul ponte, dove il protagonista chiede a Pale perché non risponda alle chiamate della madre. Pale risponde in modo evasivo. Subito dopo gli chiede anche se è vera la diceria che se la vipera sente un nome, poi lo va a cercare. Pale spiega che la vipera, secondo lui, desidera solo attaccare coloro che la cercano e non importa se chi la stava cercando fosse un bravo ragazzo. Il racconto si conclude con il narratore che si avvia verso casa e Pale che resta da solo sul ponte.



Commento

La vita dei giovani di un tempo era piena di avventure, erano liberi di allontanarsi da casa a patto che avvertissero i loro cari prima di uscire e che tornassero sempre per l'ora stabilita, in genere quella di pranzo o di cena. Nulla a che vedere con oggi dove i giovani sono cullati dai propri genitori. Certo, sicuramente non è bello leggere che uno dei ragazzini veniva picchiato dai suoi genitori, quindi, ogni generazione ha la sua croce. Se si sono fatti (forse) passi avanti sugli abusi, forse se ne sono fatti alcuni indietro per quanto riguarda il responsabilizzare i giovani. Il tema principale del racconto però è un altro: la ricerca della vipera!
Si tratta di un gioco, o forse sarebbe meglio chiamarla prova di coraggio, nel quale dei ragazzini vanno per le campagne sollevando sassi e legni e frugando tra le foglie in cerca di una vipera. Perché proprio la vipera? La vipera è un serpente, pertanto fa già paura così com'è, ma è anche velenoso. Ed è proprio la paura, che tra l'altro trovano eccitante quando si mettono in fuga, a spingerli a scegliere questo tipo di gioco.
Ciò che mi ha colpito in questa poesia non è tanto il gioco della vipera, in fondo, chi più chi meno ha provato eccitazione in qualche gioco giovanile pericoloso rischiando anche di farsi male, ad esempio scendere le scale con la bici, salire su un palo, fare un salto da un alto muretto e così via. Dunque, quel che mi ha colpito è il modo in cui Pale snobba il richiamo dei genitori come se si trovasse meglio lontano da loro, come se avesse le idee chiare (almeno nella sua testa), per esempio quando dice «Cosa vuoi che capiscano le donne», dove si riferisce a sua madre classificandola come donna e in quanto tale un essere inferiore non in grado di comprendere.
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